Tropaeolum majus L.
Originario del Perù, il nasturzio è oggigiorno coltivato ovunque, sia come pianta ornamentale (i suoi fiori sono molto apprezzati in questo senso) che come pianta per uso culinario, ma non solo. Il nasturzio, infatti, trova impiego anche in campo erboristico per via delle proprietà che gli vengono attribuite.
Il nasturzio – anche conosciuto con il nome comune di crescione indiano – è, come accennato, una pianta appartenente alla famiglia delle Tropaeolaceae. Più precisamente, si tratta di una pianta annuale, talvolta perenne, spesso strisciante o rampicante.
Etimologia
dal lat. nasturtium, interpretato, secondo un’etimologia popolare accolta da Varrone e poi da Plinio (Nat. hist. XIX, 155: «nomen accepit a narium tormento»), come comp. di nasus = «naso» e tortus, part. pass. di torquēre = «torcere», per l’odore piccante della pianta.
La radice principale è sottile. Il fusto è tondo, carnoso, ramificato e glabro, come del resto tutta la pianta. Le foglie sono alternate, lungamente picciolate e presentano una forma arrotondata ma con margini irregolari.I fiori sono campanulati e speronati, possono essere di colore rosso, giallo o arancio, con o senza striature rossastre.
Impiegato anche in ambito culinario in quanto sia i fiori che le foglie e i semi sono commestibili.Solitamente, le foglie vengono consumate in insalata e hanno un sapore simile a quello del crescione. Allo stesso tempo, le foglie possono venire utilizzate anche per insaporire i piatti o per costituire il ripieno di paste o arrosti.
I fiori possono essere anch’essi consumati in insalata insieme alle foglie, oppure saltati in padella, o ancora, possono essere utilizzati come ornamenti nei piatti.
Dal nasturzio è possibile estrarre un olio essenziale (chiamato in inglese benzyl mustard oil) dotato di proprietà batteriostatiche, virostatiche e antimicotiche che sembrano confermate da alcuni studi condotti in vitro. In particolare, l’attività antimicrobica è imputabile al contenuto di isotiocianati.