Pimpinella

Pimpinella anisum

Pimpinella da Trattoria Pennestri
Verde con piccole foglie, fresca, dolciastra e delicata

Pianta erbacea annuale, con forte odore aromatico. Fusto cilindrico striato, eretto e pubescente alto fino a 50 cm. Foglie primordiali con lamina tondeggiante lungamente picciolate, sono, talvolta a base cordata e margine variamente dentato; quelle inferiori del fusto sono pennate a 3-5 segmenti, le superiori sono da pennatosette a bi o tripennate con segmenti lineari-lanceolati; il picciolo è slargato in una guaina amplessicaule.

Originaria probabilmente dell’Asia, si coltiva nell’Europa meridionale e si trova spontanea in Egitto, Grecia e Medio-Oriente. In Italia è indicata come archeofita casuale in alcune regioni.

Etimologia

Pimpinella potrebbe derivare dalla corruzione della parola latina “bipennella = bipennula”, bipennata a indicare la posizione a 2 a 2 delle sue foglioline. Per altri deriverebbe dal diminutivo di “pampinus”= pampano per la somiglianza delle foglie a quelle della vite o infine per corrispondenza a quello italiano della rosacea Sanguisorba, sempre per la somiglianza delle foglie. Anisum dal greco “anison”, è di incerta provenienza straniera.

Questa pianta apporta una discreta quantità di vitamine del gruppo B (B1, B2 e B6), apporta vitamina C e sali minerali, soprattutto calcio, potassio, fosforo, magnesio, ferro e zinco. In erboristeria sono usati i suoi estratti per le proprietà antibatteriche e digestive.

In alcune zone del mondo – come nella cucina coreana – le foglie di questa pianta sono usate al pari del prezzemolo e vengono tritate per farne del pesto. In Italia, le foglie giovani possono essere sbollentate per pochi minuti e fatte saltare in padella. Una volta condite possono essere consumate al naturale oppure come condimento per la pasta e accompagnamento di carni grasse.

Curiosità

Il valore terapeutico dei semi di anice fu descritto già nel I secolo dopo Cristo da Dioscoride e lodato, da Plinio il Vecchio che attribuiva all’anice il potere di far dormire e di salvaguardare la giovinezza del viso. Citata nel “Capitulare de villis” di Carlo Magno come pianta da coltivare negli orti (elenco di 73 erbe e 16 alberi emesso nel 795 circa).

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